Profezia biblica, profezie bibliche, bibbia,cronologia, fede

Menu               ProfezieIntroduzione Home    

 

 

 

 

                      LA PURIFICAZIONE DEL SANTUARIO

 

2.300 GIORNI

 

DANIELE 8:10-26

 Il Vero Santuario — La Contaminazione — La Base o Fondazione — Come “Rigettato” — Testimonianze da Citazioni di Scritti Cattolici Romani — La Purificazione non sarà Compiuta fino a 2300 Anni Dopo la Visione — Come e Dove ebbe Inizio, e Quando Dovrebbero essere Completati — “Vasi d'Oro”, le Verità devono essere Ristabilite.

  

Nei capitoli precedenti abbiamo visto l'identità del presuntuoso, peculiare “piccolo corno” di Daniele 7:8,11,20-26, con l'“Uomo del Peccato” di 2 Tessalonicesi 2:3, e con l'“Abominio della Desolazione”, predetto da Nostro Signore in Matteo 24:15, e a cui lo stesso potere papale di Daniele 8:9,10,23-25 si riferisce. Abbiamo esaminato a sufficienza per i nostri scopi attuali e per lo spazio limitato a nostra disposizione, la sua ascesa, il suo carattere, il suo potere frantumante, e la sua completa distruzione finale, che è ancora futura.

Vogliamo ora esaminare un'altra profezia che indica chiaramente la stessa speciale falsa dottrina, o errore fondamentale, che ha portato al rigetto completo di tale sistema da parte di nostro Signore, e che ne ha fatto ai suoi occhi l'abominio desolante. La profezia ora da considerare mostra, inoltre, il tempo in cui la vera Chiesa, la classe consacrata — o Santuario — sarà purificata dalle contaminazioni abominevoli introdotte dal Papato.

Mentre il capitolo precedente ci ha indicato alcuni giorni di attesa, e di purificazione di questa classe santa o classe del Santuario, questa profezia punta ora a una data in cui un nucleo di santi credenti otterrebbero una condizione completamente esente da contaminazioni papali, errori, ecc., e in cui i “vasi d'oro”, o preziose verità, avrebbero cominciato ad essere ripristinati a questa classe santa del Santuario.

Citiamo direttamente da Daniele 8:10-26, come segue:

“S'ingrandì, fino a giungere [a controllare] la moltitudine del cielo [la Chiesa intera]; fece cadere in terra parte di quella moltitudine e delle stelle, e le calpestò. S'elevò magnificandosi fino al Principe di quella moltitudine. [Si assunse onori e dignità, e applicò a se stesso profezie e titoli, che appartengono a Cristo Gesù, il vero Capo o Principe della Chiesa.] Gli tolse [a Cristo] il SACRIFICIO CONTINUO, e la BASE DEL SUO SANTUARIO fu abbattuto. La moltitudine [il popolo] gli fu dato in mano col sacrificio continuo attraverso la ribellione; e il corno gettò a terra la verità, e prosperò nelle sue imprese.

“Poi udii un santo che parlava; e un altro santo disse a un altro che non conoscevo: 'Fino a quando durerà la visione del sacrificio continuo e la trasgressione che produce la desolazione, abbandonando così il luogo santo e le moltitudini ad esser calpestati?' Egli mi disse: 'Fino a duemilatrecento sere e mattine [o giorni]; poi il santuario sarà purificato'.

“E avvenne che, mentre io, Daniele, avevo questa visione e cercavo d'intenderla; ecco starmi ritta davanti come una figura d'uomo. E udii la voce d'un uomo in mezzo alle rive del [fiume] Ulai, che gridò e disse: 'Gabriele, spiega a quest'uomo la visione'. Ed esso venne presso al luogo dove io stavo; alla sua venuta io fui spaventato, e caddi sulla mia faccia; ma egli mi disse: 'Intendi bene, o figlio d'uomo! perché questa visione concerne il Tempo della Fine'. E mentre mi parlava, io mi lasciai andare con la faccia a terra, profondamente assopito; ma egli mi toccò, e mi fece stare in piedi. E disse: 'Ecco, io ti farò conoscere quello che avverrà alla fine di queste malvagie previsioni; poiché si tratta del Tempo fissato della Fine.

“Il montone con due corna che hai veduto, rappresenta i re di Media e di Persia. Il becco peloso è il re di Grecia; e il gran corno fra i suoi due occhi è il primo re. Ma il corno gli fu spezzato e al suo posto ne sono sorti quattro, questi sono (o rappresentano) quattro regni che sorgeranno da questa nazione, ma non con la stessa sua potenza. E alla fine del loro regno, quando i ribelli avranno colmato la misura delle loro ribellioni [Confronta con Genesi 15:16], sorgerà un re [il Papato] dall'aspetto insolente [o sfrontato], ed esperto in stratagemmi. La sua potenza sarà rafforzata [o resa grande], ma non sarà potenza sua. [Il Papato si rafforzò usando la forza di diverse nazioni d'Europa.] Ed egli farà prodigiose rovine, e prospererà nelle sue imprese più di quanto può credersi; e distruggerà [o corromperà] i potenti e il popolo dei santi. A motivo della sua astuzia farà prosperare la frode nelle sue mani; s'inorgoglirà in cuor suo, e con la prosperità corromperà [distruggendo] molta gente: insorgerà anche [in qualità di Anticristo] contro il Principe dei principi, ma sarà infranto senz'opera di mano. E la [parte di] visione delle sere e delle mattine, di cui è stato parlato [che sarebbero state 2300, fino alla purificazione], è corretta, ma tu tieni segreta la visione, perché si riferisce a un tempo molto lontano'.”

Non ci addentriamo in una spiegazione dettagliata del montone, del capro, delle corna, ecc., menzionati in questi e altri versetti precedenti poiché riteniamo che sono già stati chiariti. (Vedi lo studio 2) Abbiamo già visto che Roma, che è trattata come una bestia separata con le sue proprie corna, nel capitolo VII, e come le gambe e i piedi dell'immagine, nel capitolo II, è qui (al capitolo VIII) trattato come uno dei corni del “capro” greco, che, dopo essere diventato grande verso il Sud e verso Est, come Roma civile o imperiale, subì un cambiamento, e, divenendo la Roma papale, “s'ingrandì, fino a giungere all'esercito del cielo”, cioè è diventata un potere ecclesiastico o impero sulla moltitudine del popolo. E questo stesso metodo di trattare l'impero romano come un ramo o sviluppo di una delle divisioni dell'impero greco, è seguito anche nella profezia storica del capitolo XI.

Il sacrificio continuo qui citato è in genere supposto come un riferimento ai sacrifici giornalieri o continui degli ebrei a Gerusalemme. E questa soppressione del sacrificio continuo è stata attribuita ad Antioco Epifane, come è stato già narrato. La profezia, comunque, dopo essersi occupata del Tempio tipico o Santuario, e degli olocausti; tratta del Santuario o Tempio di Dio antitipico, ovvero la Chiesa Cristiana (2 Corinti 6:16), e dell'olocausto antitipico, ovvero il sacrificio benemerito di Cristo, compiuto una volta per tutte, un sacrificio continuo sempre efficace per i peccati del mondo intero.

Il sacrificio continuo di Cristo non fu realmente cancellato o abolito dal Papato, ma è stato comunque annullato attraverso una falsa dottrina avanzata da tale sistema, che a poco a poco, ma alla fine pienamente e completamente, ha messo da parte il merito del sacrificio stesso di Cristo come sacrificio continuo e sempre efficace. Questa falsa dottrina è conosciuta come la Messa, o il Sacrificio della Messa.

I protestanti in generale, hanno frainteso del tutto questo cosiddetto sacramento. Essi credono che sia semplicemente una forma diversa di celebrare l'Ultima Cena del Signore, adottata dai Cattolici Romani. Per altri si tratta di una sorta di preghiera speciale. Ma queste idee sono del tutto errate. La dottrina Cattolica della Messa è questa: La morte di Cristo, essi sostengono, annulla il peccato adamitico o originale, ma non è applicabile per le nostre mancanze quotidiane, le debolezze, i peccati e le omissioni; non è cioè un sacrificio continuo, sempre meritorio per tutti i nostri peccati, e sempre sufficiente ed efficace a coprire come un manto ogni peccatore e ogni peccato in modo da consentire al contrito di poter tornare in unione e comunione con Dio. Per questi peccati, secondo loro, è stato istituito invece il Sacrificio della Messa, stimato dai Papisti come un ulteriore sviluppo del sacrificio del Calvario. Quindi ogni volta che è offerta la Messa in sacrificio, essi sostengono che un nuovo sacrificio di Cristo viene offerto e applicato mentalmente dal sacerdote a beneficio delle particolari persone e peccati in questione.

Il Cristo che deve essere quindi nuovamente sacrificato, è prima “creato” con il pane e il vino da parte del sacerdote officiante. Si tratta di pane e vino comune fino a quando è posto sopra all'altare, quando, per mezzo di certe parole di consacrazione, si sostiene, avviene il cambiamento del pane e del vino nella carne e nel sangue reale di Cristo. Allora non sono più pane e vino, anche se hanno ancora tale aspetto. Questo cambiamento è chiamato transustanziazione — o cambiamento di sostanza. Le cinque parole magiche latine che si sostiene abbiano l'effetto di questo cambiamento del pane e del vino in carne e sangue reale, sono: “Hoc est autem corpus meum”. Si afferma così che ogni sacerdote può perciò creare di nuovo Cristo nella carne, per essere nuovamente sacrificato. E avendo così ricreato Cristo, viene suonata una campana, e i sacerdoti e i fedeli si prostrano e adorano il pane e il vino, che essi ora riconosciamo come il vero Cristo. Fatto questo, il pane (la carne reale di Cristo, velato ai nostri sensi, si dice) viene spezzato. Cristo è dunque ucciso o sacrificato di nuovo, ripetutamente, per i peccati speciali che si cerca in questo modo di cancellare.

Nel tentativo di spiegare questa teoria assurda, e cercando allo stesso tempo di avere coerenza con se stessi, i Concili Cattolici Romani hanno emesso numerosi e lunghi decreti e spiegazioni al riguardo, e anche saggi (?) teologi hanno scritto su questo tema migliaia di libri. In questi viene insegnato che se una goccia di “sangue” (vino) venisse versata, deve essere conservata con cura e bruciata e le ceneri sepolte in terra santa; e così pure il pane (“la carne di Cristo”): non una briciola di esso deve essere persa. Sono prese accurate disposizioni per timore che una mosca possa inavvertitamente entrare nel “sangue” (vino), o timore che un topo o un cane possa ottenere una briciola della “carne” (pane) spezzata. E il dottor Dens, uno dei loro teologi, spiega pure che “Un topo o un cane che mangiano le specie sacramentali, non li mangiano sacramentalmente, perciò questo dimostra che allora il corpo di Cristo non cessa di esistere sotto le specie.”[1] Il Catechismo Cattolico Romano (Americano) spiega così la dottrina:

 Domanda: Cos'è la Santa Eucaristia?

Risposta: Si tratta di un sacramento che contiene il CORPO e il SANGUE, l'ANIMA e la DIVINITÀ di Gesù Cristo sotto le forme e le apparenze del pane e del vino.

D. Non è pane e vino quello che è messo sopra l'altare per la celebrazione della Messa?

R. Sì, è sempre pane e vino fino a quando il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione durante la Messa.

D. Cosa accade con queste parole?

A. Il pane è trasformato nel CORPO di Gesù Cristo, e il vino nel suo SANGUE.

D. Com'è chiamato questo cambiamento?

R. Si chiama transustanziazione, vale a dire, un cambiamento da una sostanza in un'altra.

D. Cos'è la Messa?

R. La Messa è il sacrificio perpetuo [“quotidiano” o “continuo”] della nuova legge, nel quale Cristo nostro Signore offre se stesso al suo Padre Celeste attraverso le mani del sacerdote, in modo incruento sotto le apparenze del pane e del vino, esattamente come un tempo si è offerto in modo cruento sulla croce.

D. Qual è la differenza tra il sacrificio della Messa e il sacrificio della Croce?

R. Il sacrificio della Messa è essenzialmente della stessa natura [o stesso tipo] del sacrificio della croce, l'unica differenza è nel modo in cui è offerto.

D. Quali effetti ha la Messa come sacrificio di propiziazione [soddisfazione]?

R. Con essa si ottiene dalla misericordia divina, in primo luogo, la Grazia della contrizione e pentimento per il perdono dei peccati; e secondo, la Remissione delle pene temporali per i nostri peccati.
D. A chi sono applicati i frutti [benefici] della Messa?

R. I frutti generali si applicano a tutta la Chiesa, sia ai vivi che ai morti; i frutti speciali sono applicati in primo luogo, Principalmente per il sacerdote che celebra la Messa e poi, A coloro per i quali, in particolare, egli lo offre; e in terzo luogo, A coloro che assistono ad essa con devozione [cioè coloro che frequentano la Messa in qualità di adoratori].”

 La stessa autorità ha pure scritto: “Colui che sacrifica è un sacerdote, la cosa appropriata che viene sacrificata è chiamata la vittima; il luogo dove si sacrifica si chiama l'altare. Questi quattro — sacerdote, vittima, altare e sacrificio sono inseparabili: ognuno di loro ha bisogno per gli altri.”

Ancora, spiegando la cerimonia, del sacerdote dice:

“Poi pronuncia le misteriose parole della Consacrazione; adora, facendo una genuflessione, ed eleva il Sacro Corpo e il Sacro Sangue sopra la sua testa. Al suono della campana il popolo adora in ginocchio, e si batte il petto in segno di pentimento per i loro peccati. Il sacerdote implora Dio con grazia di ACCETTARE IL SACRIFICIO”.

Concludiamo la testimonianza su questo tema con una breve citazione tratta dai Canoni del Concilio di Trento[2] come segue:

Terzo Canone. “Se qualcuno dovesse dire che la Messa è solo un servizio di lode e di ringraziamento, o una semplice commemorazione del sacrificio sulla Croce, e non [in sé] un'offerta propiziatoria [vale a dire un sacrificio che soddisfa per l'entità del peccato]; o che reca benefici solo a chi lo riceve, e non dovrebbe essere offerto per i vivi e i morti, per i peccati, punizioni, soddisfazioni e altre necessità: sia [colui che nega così la potenza di questo sacrificio] maledetto.”

Così vediamo chiaramente che il Papato ha sostituito un sacrificio falso o fittizio, al posto di quello eterno del Calvario, il sacrificio completo ed eterno che non ha bisogno di esser ripetuto, e che è stato fatto una volta per sempre. Fu così che il Papato ha tolto all'opera di Cristo il merito di essere giustamente apprezzato come Sacrificio Continuo, sostituendolo in sua vece con una frode, creata dai suoi stessi preti. È inutile qui scendere nei dettagli sul motivo per cui il Papato nega e annulla il vero Sacrificio Continuo, e lo sostituisce in sua vece con l'“abominio”, la Messa; poiché la maggior parte dei nostri lettori sanno già che questa dottrina, secondo cui il sacerdote fa nella Messa un sacrificio per i peccati, senza la quale non possono essere cancellati, o le loro pene annullate, è alla base stessa di tutti i vari sistemi della Chiesa di Roma per estorcere il denaro dal popolo, per tutti i suoi lussi e stravaganze. “Assoluzioni”, “indulgenze”, e tutti i vari presunti benefici, favori, privilegi e immunità, sia per il presente che per la vita futura, sia per i vivi che per i morti, si basano su questa dottrina blasfema della Messa, la fondamentale dottrina dell'apostasia. È in virtù del potere e autorità che il sacrificio della Messa impone sui sacerdoti, che le loro ulteriori pretese blasfeme di avere ed esercitare le varie prerogative che appartengono a Cristo solo, sono tollerate dal popolo.

Come prova del carattere fondamentale di questo errore, è da notare che, sebbene la Riforma in Germania e in Svizzera è iniziata con l'opposizione alle indulgenze, divenne ben presto una questione relativa alla transustanziazione — il sacrificio della Messa. La pietra angolare della Riforma era che il perdono dei peccati è stato effettuato solo da Cristo, come conseguenza del suo sacrificio sul Calvario, e non dalle indulgenze, dai confessionali e dalle Messe. In realtà, la questione della Messa giaceva alla base di quasi tutte le persecuzioni di Roma. Il Vescovo Tilotson commenta: “Questa [transustanziazionela Messa] è stata nella Chiesa di Roma il grande articolo di infuocata contesa, e, per quanto sia assurdo e irragionevole, sono stati assassinati molti più Cristiani per averlo negato, che forse per tutti gli altri articoli della loro religione messi insieme.”

Naturalmente i romanisti sostengono che la Messa è stata istituita da Cristo e dagli apostoli, ma la prima menzione di essa che siamo stati in grado di trovare è stata al Concilio di Costantinopoli nel 381 d.C. Tuttavia, la data di introduzione di questo errore contaminatore non è riferito con particolari nella profezia, eccetto che, a causa di questo errore fondamentale, il Papato è diventato l'“Abominio della Desolazione” prima che fosse in quanto tale “istituito” al potere, che, abbiamo visto, avvenne nel 539 d.C.

La profezia dichiara: “Gli tolse [a Cristo] il sacrificio continuo” e poi aggiunge, “e la base del suo Santuario fu abbattuto”. La base, o fondamento di verità, su cui la classe veramente consacrata o classe del Santuario è costruita, è che il nostro Signore Gesù, mediante il sacrificio di se stesso, ha redento tutti, e salverà proprio tutti coloro che vengono a Dio per mezzo di lui, senza nessun altro mediatore, senza alcun sacerdote, o vescovo o papa, e senza alcun altro sacrificio; essendo qualsiasi altro sacrificio un abominio agli occhi di Dio, in quanto quest'insegnamento implicitamente presuppone come insufficiente il grande sacrificio di riscatto di  Cristo. Ebrei 7:25, 10:14.

Questa dottrina del riscatto è la base del Santuario o Tempio santo, la Chiesa consacrata. E quando questo “sacrificio continuo” è stato interrotto, reso vano o annullato dalla Massa, allora ecco che seguirono i mali predetti dal profeta. La moltitudine (o Cristiani nominali) furono dati all'errore, facilmente ingannati dal falso sistema che esaltava se stesso (nella persona del suo capo, il papa) in qualità di Principe o capo della moltitudine. “E il corno gettò a terra la verità”, insieme a quella della moltitudine, e delle stelle brillanti, o insegnanti che, afferrati alla verità non si unirono ad essa nel suo corso di trasgressione. E, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, prosperò mirabilmente nelle sue imprese.

Il fondamento stesso della vera fede Cristiana venne così messo da parte; c'è dunque da meravigliarsi se la grande apostasia cadde in una tale iniquità profonda, come è avvenuto? Un errore conduce a un altro, fino a che solo la forma esteriore della verità e della devozione rimangono, mentre l'abominio desolante si accomoda nel medesimo Tempio di Dio, profanando sia il Santuario che la moltitudine, ed esaltando il suo capo, come vicario o rappresentante di Cristo.

In mezzo a queste scene di successo dell'Abominio della Desolazione, Daniele ode i santi chiedere: “Fino a quando durerà la visione del Sacrificio Continuo e la trasgressione che produce la desolazione, abbandonando così il Santuario [luogo santo] e le moltitudini ad esser calpestati?” Sin dacché l'abominio è stato istituito, ci sono stati dei santi che più o meno distintamente hanno riconosciuto il suo carattere e le sue contaminazioni, e hanno così cercato ansiosamente di conoscere, gridando a Dio, 'Fino a Quando, O Signore! sarà calpestata nel fango la verità, e all'errore, alla bestemmia e alle abominazioni sarà consentito di prosperare? Fino a quanto tempo l'Anticristo, “inebriato dal sangue dei santi e dei martiri di Gesù” e con il suo fenomenale successo, continuerà ad inebriare e ingannare le nazioni?' (Rivelazione 17:2,6; 14:08, 18:03) E, anticipando la loro inchiesta, quella di Daniele e la nostra, Dio ha dato la risposta in anticipo, attraverso il suo messaggero. E anche se i termini non potevano nemmeno cominciare a essere compresi prima del Tempo della Fine, tuttavia la fissazione o limitazione del tempo ha dato ad altri nonché a Daniele stesso la certezza che Dio ha il pieno controllo della situazione, in modo che nulla possa accadere che egli non può e non controllerà e che, infine, non capovolgerà nel bene. Questa risposta non segna l'inizio dei lavori di purificazione, ma un periodo in cui sarebbero in buona parte finiti. Si legge infatti:

              “Fino a 2.300 giorni, allora il santuario sarà purificato”

 Esaminando questo periodo di tempo lo studente è subito colpito con il fatto che questi giorni non si  possono intendere come giorni letterali, perché 2.300 giorni letterali sarebbero inferiori a otto anni, eppure la profezia evidentemente copre tutto il lungo periodo della profanazione del Santuario e del calpestamento della verità. Ancora una volta notiamo che è preannunciato che questi 2.300 giorni termineranno in qualche tempo nel periodo chiamato “Tempo della Fine”; poiché Gabriele ha detto: “Intendi bene, o figlio d'uomo! perché questa visione concerne il Tempo della Fine”, e ancora: “Ecco, io ti farò conoscere quello che avverrà alla fine di queste malvagie previsioni; poiché si tratta [per il suo l'adempimento] del Tempo fissato della Fine.”

Nella sua spiegazione, Gabriele riattraversa l'intera visione, spiegando in parte i diversi simboli, e terminando con l'assicurazione che i 2.300 giorni sono la corretta misura di tutto questo. Daniele, che stava pensando specialmente a Israele, e al compimento delle promesse di Dio ai suoi padri, si accorse che tutto ciò che aveva udito non poteva verificarsi in 2.300 giorni letterali, soprattutto quando Gabriele gli disse: “Ma tu tieni segreta la visione, perché si riferisce a un tempo molto lontano.” E benché lui non sapeva quanto tempo ogni giorno simbolico sarebbe durato, si addolorò nel suo cuore al solo pensiero di così tanti mali che sarebbero venuti sul popolo di Dio, anche se non vide il cambiamento di nome dall'Israele carnale all'Israele spirituale. Leggiamo: «E io, Daniele, languivo ed ero malato per molti giorni”, e “Fui sorpreso dalla visione, ma nessuno poteva interpretarla.” Ed è stato un bene per Daniele, e per tutti i figli di Dio, da allora fino al Tempo della Fine, che il significato terribile di quella visione del potere papale e della persecuzione, e di così tanta santa sofferenza, non è stato ancor più chiaramente rivelato in anticipo. Il nostro misericordioso Padre Celeste, mentre è disposto a provare il suo popolo nella fornace di afflizione e di persecuzione; al fine di preparare un popolo per il traboccante peso eterno di gloria promesso, si occupa di noi secondo il principio — “Basta a ciascun giorno il proprio male.”

Daniele, che era più interessato a Israele che al “montone” persiano o al “becco” [capro] greco, sapeva dalla profezia di Geremia che i settant'anni di cattività a Babilonia erano una punizione data a Israele per i suoi peccati, e così ora egli comprendeva dalla visione delle persecuzioni venture (invece che dell'esaltazione gloriosa che si aspettava) un'indicazione del peccato di Israele e dell'ira di Dio; per cui implorò ardentemente per il perdono dei peccati di Israele, e per l'adempimento delle promesse fatte ai suoi padri. Questo è detto in poche parole in Daniele 9:2-19. Daniele non ha visto la portata del piano divino come possiamo vederlo noi ora, tuttavia, la sua sincerità e fiducia in quelle promesse erano gradite a Dio, che quindi ha rivelato a lui qualcos'altro in più riguardo a questa visione — ovvero un aumento o elaborazione ulteriore di essa nelle caratteristiche che specificamente si riferivano all'Israele carnale. Daniele suppose che la fine dei settant'anni di desolazione della terra di Israele, mentre la sua gente era a Babilonia, doveva essere prolungata, o continuata per molti altri (2.300) giorni. Dio però corresse questo errore con l'invio di Gabriele per informarlo che la prigionia sarebbe finita esattamente quando i settant'anni erano completi, e che la città di Gerusalemme e il suo Tempio sarebbero stati ricostruiti, anche se in un periodo turbolento, ecc.

Fu mentre Daniele stava pregando per la visione dei 2.300 giorni, che egli fraintese come un prolungamento dei 70 anni di cattività a Babilonia, che Gabriele fu mandato a spiegargli ulteriormente la visione fraintesa; quindi leggiamo (Daniele 9:21-27):

“E mi parlò ammaestrandomi, e disse: 'Daniele, io son venuto ora per ammaestrarti e darti intendimento. Sin dal principio delle tue preghiere, una [ulteriore] dichiarazione [del piano di Dio, che ora sta per esserti comunicata] è uscita; ed io son venuto a comunicartela, poiché tu sei molto amato. Fa' dunque attenzione a questa [ulteriore] parola, e cerca di intendere la visione [dei 2.300 giorni]. Settanta settimane [70 x 7 = 490 giorni] son fissate [o predisposte, stabilite, determinate] riguardo al tuo popolo [Israele] e alla tua santa città [Gerusalemme]'”, ecc.[3]

Il punto che bisogna qui specialmente evidenziare è che i 490 giorni, sono una parte dei 2.300 giorni, una parte delimitata come di particolare interesse per Daniele, in risposta alla sua preghiera circa la restaurazione di Israele da Babilonia. (Cfr. vv. 12,16-18). Dato che queste settanta settimane, o 490 giorni, sono stati la parte iniziale dei 2.300, il loro compimento, non serve solo a mostrarci quando iniziarono i 2.300, ma anche per mostrarci che genere di tempo (letterale o simbolico) vi è stato inteso. (Cfr. 1 Pietro 1:11). E, oltre a questo, il compimento di questa profezia delle “settanta settimane” dovrebbe servire anche per impostare un sigillo su Daniele come un vero profeta, e sopra tutte le sue profezie; e soprattutto sigillerebbe questa “visione” dei 2.300 giorni. Era stato infatti predetto che le settanta settimane avrebbero fra l'altro servito a sigillare “la visione e il profeta”.

Ora, riconoscendo che le settanta settimane simboliche, o 490 giorni, si sono adempiute sotto forma di anni, essendo esse la prima parte dei 2.300 giorni, e riconoscendo che il sigillo di Dio o il marchio di approvazione è sull'intera visione, possiamo cominciamo da lì a misurare per vedere dove si compie l'intero periodo. Detraendo così dai 2.300 i 490 adempiuti al primo avvento, abbiamo un resto di 1810. Quindi 1810 anni (profetici di giorni simbolici) devono essere la misura dalla chiusura delle settanta settimane al tempo in cui la classe del Santuario sarà purificata dalle contaminazioni varie del Papato — l'abominio desolante che ha per così tanti secoli profanato il Tempio di Dio.

La morte del Messia, com'è già stato indicato, è avvenuta nella primavera del 33 d.C.,[4] e questa era nel mezzo o a metà dell'ultima delle settanta settimane, la fine completa delle quali è giunta quindi una mezza settimana più tardi, o tre anni e mezzo dopo — nell'autunno del 36 d.C. Pertanto, contando 1810 anni dall'autunno del 36 d.C. si arriva nell'autunno del 1846, che segna così la fine della visione dei 2.300 giorni, e la data in cui il Santuario doveva essere purificato.

Se questa profezia si è adempiuta, allora dovremmo aspettarci, in questo come in altri casi di profezia adempiute, che ad accertare il fatto dimostrante il suo compimento ci siano degli avvenimenti chiaramente indicati nelle pagine della storia; perché, anche se gli storici sono spesso non credenti nella Bibbia e nel Dio della Bibbia, tuttavia, a loro insaputa, Dio ha rovesciato il loro lavoro, in modo che ovunque una profezia si è adempiuta, anche i fatti siano inequivocabilmente passati alla storia, e sempre con sufficiente e affidabile autorità. E così è stato anche in questo caso di purificazione del Santuario.

Troviamo, grazie all'autorità di tutti gli storici moderni, che nel XVI secolo ebbe inizio ciò che tutti chiamano la Grande Riforma, ad eccezione degli scrittori cattolici romani che la chiamano la Grande Sedizione. E con questa riforma può datarsi l'inizio della purificazione del Santuario. Teniamo presente che il Santuario è stato contaminato per l'aver portato in esso i vari errori con le loro corrispondenti tendenze al male, e che il culmine di questi è stato raggiunto nell'introduzione della Messa, e che sulla scia di questo errore venne il più profondo degrado della moltitudine (le masse della chiesa nominale), culminante poi con la vendita spudorata delle “indulgenze” che provocarono il movimento della riforma. Anche la classe del Santuario si trovò in uno stato impuro perché ingannata da questo errore; i risultati terribili che ne seguirono contribuirono però ad aprirle gli occhi. E, di conseguenza, troviamo che il discorso di apertura della Grande Riforma è stato la Giustificazione mediante la fede nel “sacrificio continuo” di Cristo che non ha bisogno di ripetizioni, a differenza del perdono che si presuppone possa essere garantito dalla penitenza della Messa, sugli altari contaminati dell'Anticristo.

Questo era il posto giusto perché la riforma iniziasse: cioè dal fondamento stesso — ovvero la giustificazione [purificatrice] per fede nel “sacrificio continuo.” Tuttavia, si noti bene, la profezia non indicava una purificazione della moltitudine in questo tempo, ma solo della classe del Santuario. Né è stata la moltitudine purificata allora. Essi conservarono infatti ancora l'errore, e così è fino a questo giorno; mentre la classe consacrata, il Santuario, rinunciò all'errore e soffrì per amore della verità, molti di essi anche fino alla morte.

Ma questo era solo l'inizio del processo di purificazione; poiché questa classe, ora risvegliata, scoprì ben presto che gli errori contaminanti, mentre il Papato aveva praticato e prosperato, si erano nel frattempo moltiplicati. Lutero, lo spirito guida della Riforma, non si fermò a un solo errore, ma tentò di disfarsi di molti altri, e inchiodò sulla porta della chiesa di Wittenberg, il 31 ottobre del 1517, ben novantacinque tesi, che erano tutte obiezioni alle dottrine del Papato; la ventisettesima delle quali era una negazione della pretesa immortalità intrinseca dell'uomo. Queste proposizioni essendo poi state denunciate come eresia da Papa Leone X, spinsero Lutero, nella sua risposta (nel 1520), a denunciare in termini non misurati la dottrina della transustanziazione, dell'immortalità dell'uomo e la pretesa del Papa di essere “Imperatore del mondo, re del cielo, e Dio sulla terra”, e a cui si riferì definendole “MOSTRUOSE OPINIONI CHE SI TROVANO NEL LETAMAIO ROMANO DEI DECRETALI”.

Ma, ahimè! il lavoro di “purificazione” così nobilmente e coraggiosamente iniziato, era troppo radicale per essere popolare, e gli amici e ammiratori di Lutero e dei suoi associati conquistarono una buona fetta, sopraffacendoli con la politica, la prudenza, le “lusinghe”, e le promesse di aiuto e di successo; purché il loro corso si fosse modellato secondo i dettami della saggezza di questo mondo. (Vedi Daniele 11:34,35). Molti dei principi tedeschi divennero ardenti ammiratori dei riformatori audaci, che avevano sia l'intelligenza che il coraggio di attaccare il sistema davanti al quale i re avevano tremato per secoli. Questi principi aiutarono i riformisti, e il loro aiuto sembrò a loro indispensabile per il successo del movimento. E in cambio dell'aiuto ricevuto, dai riformatori ebbero il riconoscimento dei loro diritti regali (!?).

Dobbiamo inoltre ricordare che il movimento di riforma fu una rivolta non solo contro la tirannia religiosa, ma anche contro la tirannia politica. E le due classi di riformatori sono state portate più o meno in simpatia e cooperazione. Per quanto riguarda questo periodo della Riforma, il professor Fisher[5] ha detto:

Della Svizzera: “gli sforzi di Zwingli come riformatore della chiesa si mescolarono con lo zelo patriottico per la rigenerazione morale e politica della Svizzera.”

Del tempo di Giovanni Calvino e del governo Ginevrino: “La rivoluzione civile fu seguita da una rivoluzione ecclesiastica. Il Protestantesimo fu legalmente costituito (1535). Calvino divenne il legislatore virtuale della città. Era uno stato ecclesiastico”.

Della Scandinavia: “Nei paesi scandinavi il potere monarchico fu costruito mediante la riforma”.

Della Danimarca: “La nuova dottrina [Protestante] era giunta nel paese e si stava diffondendo. I nobili che ambivano i possedimenti della Chiesa [Cattolica] la appoggiarono”.

Della Svezia: “Si verificò una grande rivoluzione politica, che coinvolse anche una rivoluzione religiosa”.

Della Germania: “Le minacce contro i principi Protestanti li indussero a formare per difesa reciproca la Lega di Smalcalda. Si constatò che era impossibile eseguire le misure di repressione contro i luterani.” “All'Assemblea di Augusta (Augsburg) nel 1555, la Pace Religiosa fu conclusa. A ogni principe fu permesso di poter scegliere tra la religione Cattolica e la Confessione di Augusta [dei riformatori]; e la religione del principe doveva essere quella del paese su cui regnava: cioè, a ogni governo fu fatto scegliere il credo dei suoi sudditi”.

In effetti, la situazione politica del tempo, combinata con il fatto che anche i dirigenti della riforma stavano solo allora cominciando a destarsi su alcuni degli errori morali e dottrinali del Papato; ci portano più a meravigliarci dei passi da gigante intrapresi verso il giusto, piuttosto che a condannarli duramente per non aver fatto una pulizia più profonda. Ma quando le chiese protestanti si unirono con lo Stato, il progresso e la riforma si arrestarono. Presto si formarono credi religiosi così inflessibili e contrari alla crescita della conoscenza, quanto lo erano i decreti di Roma, anche se erano più vicini alla verità di quanto lo fosse Roma — che era in una schiavitù di maggiore latitudine.

Così, lo stesso tipo di unione tra Chiesa e Stato, che aveva inizialmente operato tale pregiudizio alla verità nel Papato, fu una trappola con la quale l'avversario ostacolò e impedì la “purificazione del santuario” così nobilmente cominciata. La Riforma e la pulizia per un po' cessò, e, invece di andare avanti con la purificazione, i riformatori prestarono più attenzione a come organizzarsi, a rattoppare e a lucidare molti dei vecchi dogmi papali in un primo momento così fortemente condannati. Così Satana adescò i riformatori nella medesima “prostituzione” (unione tra Chiesa e Stato), che avevano denunciato alla Chiesa di Roma. E così le ferite mortali che il Papato aveva ricevuto furono per un certo tempo guarite. Rivelazione 13:3.

Ma la “purificazione”, così iniziata, e quindi interrotta, bisognava che ripartisse e andasse avanti; perché entro la fine dei 2.300 anni il Santuario doveva essere ripulito. E così è stato. La ricorrenza alla Bibbia come unica autorità per la fede, con la quale la riforma fu iniziata, piantò in profondità i semi che da allora hanno germogliato nel corso del tempo varie volte, e che hanno partorito una o l'altra riforma, nonostante il fatto che i principali riformatori hanno rapidamente tentato di ostacolare la diffusione della riforma al di là della loro misura, mediante l'istituzione di credenze e baluardi della fede oltre i quali, a prescindere dagli insegnamenti della Bibbia, a nessuno era permesso di andare senza attirare su di sé l'anatema di “eretico”.

Scorrendo lo sguardo lungo il sentiero della Chiesa, dai giorni di Lutero fino ad ora, possiamo vedere che, passo dopo passo, la riforma o purificazione generale è progredita; eppure la stessa tendenza è segnata ad ogni passo, poiché ogni gruppo di riformatori, non appena ha compiuto il suo proprio piccolo elemento di pulizia, si è subito fermato e si è unito agli altri nell'opporsi a tutte le ulteriori riforme o purificazioni [necessarie].

Così la Chiesa in Inghilterra, rigettando alcune delle più grossolane dottrine e pratiche della Chiesa di Roma, ha affermato, e ancora sostiene, che è l'unica vera Chiesa, e che i suoi vescovi hanno la successione apostolica, e quindi il supremo controllo dell'eredità eletta di Dio. Questa “figlia” di Roma, lasciando la “madre”, afferrò il braccio teso dell'Inghilterra, e fece del sovrano dell'impero il capo supremo di quella chiesa. Tuttavia, come con la figlia luterana, anche questa è stata una riforma, e nella giusta direzione — ma è stata una purificazione solo parziale. Calvino, (John) Knox e altri hanno scoperto che i trapelanti eventi della prescienza di Dio erano stati smarriti in larga parte sotto la spazzatura papale e, rigettando l'idea che il successo dei piani di Dio fosse interamente dipendente dagli sforzi degli uomini fallibili, le loro dottrine han contribuito a dimostrare che la Chiesa non era a carico del braccio Statale per concedergli il successo per mezzo delle armi carnali. Questi uomini fecero un grande e prezioso lavoro che da allora ha dato frutti più buoni di quanti molti sembrano vedere. Tuttavia, accecati da altri contaminanti errori non riconosciuti come tali, sono stati portati a sostenere l'errore che tutti quelli non eletti alla condizione celeste erano condannati all'eterna tortura. Ben presto le loro dottrine si cristallizzarono sotto il nome di Presbiterianesimo; e, al di là della prima enunciazione dell'immutabilità dei decreti divini, poco è stato fatto da parte loro per aiutare la riforma o purificazione. E, come le altre sette religiose, sue sorelle, il Presbiterianesimo ha fatto molto per ostacolare e impedire il lavoro di pulizia.

John Wesley e i suoi collaborazionisti, oppressi dalla freddezza e formalità prevalente del loro tempo, hanno cercato di scacciare parte di quel freddo formalismo naturalmente risultante dall'unione di Chiesa e Stato, e di dimostrare la necessità della santità individuale attraverso la fede personale e dell'unione con Cristo, insegnando che il fatto di essere nato sotto un governo cosiddetto cristiano, riconosciuto dalla nascita come un membro di tale organizzazione Stato-Chiesa, non è il Cristianesimo. Questo era stato eccellente fino ad allora, e una parte necessaria del lavoro di “purificazione”; ma, invece di andare avanti verso la perfezione nella semplicità della chiesa primitiva, anche Wesley, presto concluse che il lavoro di purificazione e di riforma era completo, e proseguì con altri nell'organizzare il Metodismo, e quindi di proteggerlo con il credo, le formule e gli standard del Metodismo quasi come ad ostacolare efficacemente ulteriori progressi e purificazioni. L'Unitarianismo e l'Universalismo, anche se incorporarono errori, sono stati anche dei tentativi per scacciare gli errori contaminanti, che forse sono stati per proporzione, successo e insuccesso come gli altri.

Quelli chiamati Battisti rappresentano un altro sforzo di purificare il Santuario, rigettando un altro errore introdotto dal Papato con riferimento al battesimo, e negando che l'aspersione di un bambino non credente sia il battesimo di un credente, o che una spruzzatina in qualsiasi modo simboleggi una qualche dottrina del Cristo. Eppure, oltre all'insegnamento di una corretta forma esteriore o simbolo del battesimo, i Battisti hanno fatto ben pochi progressi, e ora si trovano spesso in piedi con gli altri come obiettori e ostacolatori di qualsiasi ulteriore pulizia.

Una riforma più tarda è conosciuta con il nome di “La Chiesa Cristiana” o “I Discepoli”. Questa setta è stata organizzata nel 1827 da Alexander Campbell. Le riforme da essi specificamente auspicate alla loro organizzazione erano, la semplicità apostolica nel governo della chiesa, la Bibbia sola come credo, l'uguaglianza di tutti i membri di Cristo sotto Lui solo come capo di tutti, e, di conseguenza, l'abrogazione dei titoli ecclesiastici, come ad esempio Reverendo, Dottore in Teologia ecc., in quanto di origine Romana e contraria allo spirito di Cristo e del Cristianesimo puro, che dice: “voi siete tutti fratelli, e uno solo è il vostro maestro, Cristo.” La progettazione, e la purificazione finora compiuta, sono state buone e hanno dato i loro frutti nelle menti di alcuni e  libertà in quasi tutte le confessioni. Ma questa confessione, come le altre, ha cessato di tentare ulteriori riforme, e lo spirito della sua riforma è già morta; perché, pur rivendicando la Bibbia come il solo credo, si è poi fermata nella carreggiata, e ruota su se stessa senza fare ulteriori progressi nella verità. Afferma la libertà dalle credenze e dalle catene della tradizione umana, ma non riesce a usare tale libertà, per cui è veramente legata nello spirito, e di conseguenza non riesce a crescere nella grazia e nella conoscenza. Anche se non vincolati da un credo scritto, per il loro rispetto per le tradizioni e l'onore degli uomini, così come per l'autocompiacimento, si sono presto fermati, e dormono al lavoro di purificazione ulteriore del Santuario, e stanno persino facendo passi indietro rispetto alla loro precedente posizione.

Anche se abbiamo citato solo alcuni dei riformatori e dei movimenti di riforma, non dobbiamo essere intesi come se rifiutassimo o ignorassimo gli altri. Lungi da ciò: la riforma è stata generale, e tutta vera; diversi seri Cristiani hanno avuto qualche parte nella condivisione del lavoro di purificazione. La grande difficoltà sta nel fatto che, compromessi dall'educazione iniziale e intimoriti dalle forti rivendicazioni vanagloriose dell'errore, pochi possono vedere la grande quantità di errori, e la conseguente necessità di andare avanti con le operazioni di pulizia. E questi errori, che sono poi i suoi vantaggi; il nostro grande avversario Satana, non è stato lento a utilizzarli per bendare i santi e ostacolarne il lavoro di pulizia.

Un'altra riforma, e per alcuni aspetti la più accurata di tutte, ha avuto il suo inizio poco dopo l'ultimo caso citato, di cui brevemente si è anche accennato nel capitolo precedente. William Miller del Massachusetts, collegato con la confessione Battista, che era lo strumento utilizzato per avviare questa riforma, portò all'attenzione della Chiesa il fatto che la Bibbia rivela qualcosa del tempo, così come dell'ordine, del piano di Dio. Egli vide i periodi registrati dai profeti, accompagnati dalla dichiarazione che, al momento debito il vero saggio li avrebbe compresi, e cercò di far parte di questa classe lì descritta. Egli cercò, e trovò alcune cose di grande interesse, a lungo perse di vista dalla tradizione di Roma, come tra l'altro che la seconda venuta del nostro Signore era per il conferimento della benedizione di vita da parte di Dio ai credenti, come la prima venuta era stata per l'acquisto del mondo; infatti, sia il riscatto che la guarigione sono due parti facenti parte dell'unico piano redentore.

Per un cuore onesto e sincero, realizzare una tale buona notizia non potrebbe significare altro che proclamarlo ad alta voce, e questo è ciò che ha fatto. Lo scoprimento di questa verità ha portato al rifiuto di alcuni errori, e quindi ha fatto un lavoro di purificazione in tutti coloro che sono venuti sotto la sua influenza. Per esempio, poiché la seconda venuta di nostro Signore è per “insediare” il suo Regno e per esaltare la sua Chiesa, è evidente che le rivendicazioni delle chiese associate ai regni terreni (che disgiuntamente pretendono di essere i regni di Dio, e che quindi sono ora autorizzati a regnare e governare il mondo), devono essere mere supposizioni; perché, se il Regno di Cristo non è stato ancora “insediato”, ora questi ultimi “insediati” devono essere per forza stati esaltati dal “principe di questo mondo” (Satana), e devono lavorare molto nel suo interesse, per quanto ignari possano essere di questo fatto i loro governanti.

Un altro errore, a cui la predicazione di Mr. Miller ha portato alla rimozione, è stato l'immortalità naturale dell'uomo. L'idea che l'uomo è per sua natura un essere immortale, e cioè, che una volta creato non possa mai morire, e che la morte è solo un'illusione ingannevole; e che l'uomo muore solo apparentemente, ma in realtà non muore, ma cambia solo forma e compie un altro passo avanti nella sua “evoluzione”, esiste da molto tempo. Mr. Miller credeva come gli altri su questo argomento, eppure le verità su cui richiamò l'attenzione, in particolare le dottrine della venuta del Signore e della risurrezione dei morti, gli esposero acutamente in primo luogo proprio questo errore malefico — che in effetti nega la risurrezione insegnando che nessuno è morto, e quindi che la seconda venuta del Signore e la risurrezione dei morti non sono necessarie. Ma un esame critico di questo argomento lo lasciamo per un volume futuro di questo lavoro, in cui sarà dimostrato che l'immortalità e la vita eterna sono favori ottenibile solo attraverso Cristo, e né promessi né concedibili ai malvagi. Allo stesso modo è basato sulla crescente idea dell'immortalità dell'uomo, anche la dottrina romana del purgatorio, e la dottrina protestante ancora più terribile di miseria eterna in luogo di una tortura senza fine; poiché essi ragionano, se l'uomo deve vivere per sempre (e se è immortale, persino Dio non potrebbe distruggerlo), egli deve vivere sia in uno stato di eterna felicità che di eterna infelicità. E poiché, dicono, alla morte l'uomo è rinviato alla sua eterna condizione, la stragrande maggioranza deve quindi iniziare un'eternità di tortura, perché nei pochi anni della vita presente o non hanno potuto ottenere una conoscenza del giusto, o, ottenendola, erano per carenze ereditate o per altro, incapaci di camminare in essa.

Questa radice di molti squillanti errori cominciò ad essere sradicata e gettata fuori dalla predicazione della seconda venuta di Cristo e la risurrezione fu così infine dichiarata la nostra sola speranza. Persone intelligenti e pensanti cominciarono infatti a chiedersi perché mai il Signore avrebbe resuscitato i morti, se essi si trovavano in Paradiso o all'inferno, e la loro parte già immutabilmente fissata per sempre. Poi cominciarono a chiedersi perché mai i morti sono stati definiti morti, se invece sono in realtà vivi. Poi si sono anche chiesti perché il nostro Signore e gli apostoli non dissero nulla sui morti che sono ancora vivi, ma al contrario sempre evidenziando la risurrezione come l'unica speranza, e anche dichiarando che se non c'è risurrezione allora sono tutti “periti”. (1 Corinti 15:13-18) Allora le parole di nostro Signore, promettenti un risveglio a “tutti quelli che sono nelle loro tombe”, iniziarono ad avere un senso, e a poco a poco si cominciò a vedere che i morti non sono vivi, ma che la morte significa l'opposto della vita. E quelli che investigarono hanno scoperto pure che le Scritture sono in perfetta armonia con se stesse su questo argomento, ma in diretto contrasto con le tradizioni comuni di oggi, ricevute dal Papato.

Quando la radice dell'errore veniva così rimossa, i vari rami presto cominciarono ad appassire, e ben presto si è potuto vedere che invece della vita eterna (in miseria) come punizione dei malvagi; il contrario è la dichiarazione biblica del piano di Dio, ovvero che la vita eterna è la ricompensa per la rettitudine, e che la morte, o stroncamento della vita, è la punizione per i peccatori intenzionali.

Poi si arrivò a capire cosa si intendeva per la maledizione della morte che venne su tutta la razza umana attraverso la disobbedienza di Adamo, e cioè che tutta la razza fu condannata all'estinzione. Allora cominciò anche a sollevarsi il velo mostrando così l'obiettivo e il valore della morte del nostro Redentore, come il pagamento della condanna sulla razza umana in modo che ci possa essere una resurrezione, un ritorno alla vita ed ai suoi diritti. Che meraviglia!, finalmente il significato del riscatto cominciò ad essere apprezzato, e fu compreso che colui che non aveva conosciuto peccato, fu trattato come un maledetto, poiché essendosi sostituito volentieri al posto nostro, è stato reso maledizione per noi, trattato come un peccatore per noi, un giusto morto per gli ingiusti.

Così alla fine, il grande sistema e intreccio del profanante errore, che aveva avuto inizio con la rimozione del sacrificio continuo, fu rimossa; e nel Santuario oramai rivelato o purificato da esso, il valore del “sacrificio continuo” di Gesù fu visto nella sua rinnovata freschezza, bellezza e potenza.

Quando diciamo che il Santuario è stato purificato da questa contaminazione, dobbiamo ricordare che nella Scrittura una parte della Chiesa non di rado sta per tutto l'insieme. Una piccola compagnia è stata liberata dall'errore contaminante; e a questi pochi, Dio ha poi aggiunto quotidianamente coloro che sono completamente sotto la sua guida e da lui ammaestrati.

Nel suo calcolo di quello che sarebbe accaduto, il Sig. Miller è stato tutt'altro che corretto — suppose infatti che la purificazione del Santuario significava una purificazione della terra dal male attraverso il fuoco letterale, in cui tutta la terra sarebbe stata bruciata. Il fallimento delle sue previsioni e ciò che ne seguì, fu un processo dolorante per coloro che sotto i suoi insegnamenti avevano imparato ad aspettare il Signore dal cielo e l'adempimento della preghiera “Venga il tuo Regno”. Ma, pur delusi dal ritardo dello Sposo, essi erano ciononostante grandemente benedetti. La loro esperienza nell'investigazione delle Scritture è stata preziosa, e hanno imparato a porre la Parola di Dio al di sopra delle tradizioni degli uomini. In modo netto si erano liberati dal servilismo per l'onore e il rispetto degli uomini nelle diverse denominazioni da cui erano stati liberati, perché erano stati separati dalle loro compagnie in ragione dell'obbedienza alle loro convinzioni rispetto al tema della venuta del Signore. L'onestà delle proprie convinzioni comporta sempre qualche benedizione: come Paolo andando a Damasco, così anche noi incontriamo il Signore sulla via.

Di conseguenza, si vede che fra questi ci sono stati alcuni che hanno preso una posizione più avanzata nel lavoro di purificazione o di riforma di tutti quelli che li hanno preceduti. Così nel 1846 d.C., la fine dei 2.300 giorni, come sopra illustrato, ha trovato un nucleo di Cristiani non organizzato che non solo era d'accordo con i “Discepoli” sulla semplicità del governo della Chiesa, ma anche sul rigetto di tutti i credi eccetto la Bibbia, l'abolizione di tutti i titoli dei suoi ministri, con i “Battisti” in relazione alla forma esteriore del battesimo, con Lutero in merito al sistema papale come all'Uomo del Peccato, e la degenerazione della chiesa, madre di tutte le meretrici e degli abomini. Questi, stando lontano da qualsiasi compromesso o affinità con il mondo, hanno insegnato la vitale devozione, la fiducia semplice nel Dio onnipotente, e la fede nei suoi decreti immutabili, e, inoltre, pur riconoscendo Cristo come Signore di tutti, e ora partecipe della natura divina, essi sono stati messi in guardia contro la non scritturale[6] così come irragionevole teoria secondo cui Geova è il suo proprio Figlio e il nostro Signore Gesù è suo Padre, e hanno cominciato a vedere che la vita eterna e l'immortalità non sono dei beni attualmente in nostro possesso, ma sono da aspettarsi solo come doni di Dio alla risurrezione per mezzo di Cristo.

E, come se Dio avesse predisposto che da allora in poi ci doveva essere sempre una classe che rappresentasse il suo Santuario purificato, e che si mantenesse separata dalle varie sette; proprio in quell'anno 1846 si assistette all'organizzazione di sette Protestanti in un unico grande sistema, chiamato L'Alleanza Evangelica. Questa organizzazione, memore dei nuovi punti di vista (del Santuario purificato), definì chiaramente la sua fede nell'immortalità dell'uomo, aggiungendola come il nono articolo del suo credo. Così separati, da allora hanno continuato ad esser tenuti separati dagli altri Cristiani come una compagnia di figli di Dio — il Santuario purificato del Signore — un santuario della verità. E a questa classe purificata del Santuario altri pacifici e fedeli figli di Dio sono stati aggiunti ogni giorno da allora, mentre da esso sono stati eliminati come perdita tutto ciò che non corrisponde allo spirito di mitezza e di amore della verità. Mantenere la loro posizione come Santuario purificato, contro l'opposizione organizzata e numerosa, divenne una dura prova di coraggio e di fede, che solo pochi sembrano in grado di sopportare: la maggior parte seguono il corso dei loro predecessori, e si sforzano di rendere se stessi rispettabili agli occhi del mondo. Diventando un po' più numerosi, e cercando meno odio, alcuni di questi organizzarono un altro sistema, formularono un credo, e adottarono un altro nome settario, chiamando se stessi Secondi Avventisti. E, stabilita la credenza che ciò che avevano imparato era tutto ciò che poteva essere appreso, non hanno fatto ulteriore progresso da allora, e, in comune con altri che non hanno seguito il sentiero che brilla sempre più fino al giorno perfetto, molti di loro sono poi caduti in errori stupidi.

Ma anche se molti di coloro che in un primo momento avevano rappresentato il Santuario purificato divennero poi nuovamente invischiati con il giogo della schiavitù, chi ancora si  mantenne libero e seguì a conoscere il Signore, continuò a rappresentare il suo Santuario purificato, e da allora sono di sua proprietà e grandemente benedetti dalla sua guida.

Se le abominevoli contaminati spazzature sono state tutte interamente rimosse nel 1846, il tempo che da allora è trascorso dovrebbe essere una stagione per la messa in ordine delle cose che rimangono, e per lo spiegamento e lo sviluppo del glorioso piano di Dio, le cui verità dovrebbero rioccupare i posti vacanti lasciati liberi dagli errori rimossi.

Questo lavoro di apertura alla verità, di esame ed apprezzamento della sua bellezza, è propriamente necessario ora, e sta venendo compiuto. Ringraziamo Dio per il privilegio di essere impegnati con gli altri in quest'opera benedetta di riportare i vasi d'oro della casa del Signore (o Sue preziose verità) indietro dalla cattività (simbolica) di Babilonia la Grande (Esdra 1:7-11; 5:14; 6:5) e riposizionarli così nel Santuario. Uniti in questa grande opera offriamo fraterni saluti a tutti i collaboratori e membri del Corpo Unto [di Cristo]. Beati quei servi che il loro Signore, quando egli arriva, li troverà servire carne a suo proprio tempo all'intera famiglia.

 


 

 

[1] Dens, Tract. de Euchar., No. 20, p. 314.

[2] Concil. Trid., Sess. 22. De Sacrificio Missae.

[3] Per una trattazione di questa profezia vedi il Vol. II, capitolo iii, pagina 63 (edizione inglese).

[4] Vedi Vol. II, pag. 68 (ed. inglese).

[5] Storia Universale (Universal History) di Fisher, pp. 402-412.

[6] Questi argomenti sono ampiamente discussi nel volume V di questa serie di STUDI SULLE SCRITTURE, e tutte le Scritture che hanno relazione con questi soggetti sono state completamente esaminate e giudicate essere in assoluta armonia tra loro.