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                                                 DANIELE Capitolo 8 e 9                                    (1/2)

In questo capitolo, Daniele si trovava nella cittadella di Susa  che già nel 1175 a.C. era la capitale del regno elamita, e fu nel suo interno che il sovrano Shutruk-Nakhunte portò il bottino  preso all’antica città di Babilonia, tra cui la famosa pietra di Diorite su cui era stato inciso il codice di Hammurabi.

La visione è composta di un montone con due corna – uno più  lungo ed uno più corto anche se il più lungo era spuntato per ultimo. Si prosegue con un capro avente anch’esso un corno che si getta ha lottare contro il montone buttandolo a terra sopraffacendolo. Questo capro diventa molto grande, ma quando raggiunse il massimo della sua forza, il suo corno si spezzò. Al suo posto si sostituirono quattro altri corni. Da uno di questi usci un altro piccolo corno, che si ingrandì in modo tale  da raggiungere  il Sud, L’Est ed il paese glorioso. Apparentemente  sembra difficile districarsi in mezzo a tante bestie e tante corna, ma è più facile di quanto sembri; in quanto è Daniele stesso ha fornircene l’interpretazione.

Al versetto 20 del medesimo capitolo egli ci dice che il montone avente due corna raffigura il re di Media e di Persia. Al ver. 21  il capro peloso raffigura il re di Javan = la Grecia.

Ver.22 = il corno spezzato, è la morte di Alessandro Magno.

Ver.22-B= le quattro corna – i quattro generali che divisero L’Impero di Alessandro.

Ver.23= il quarto re che sorge per ultimo viene definito talmente grande da raggiungere il “paese glorioso” la Palestina.  Ed è palese identificare tale governo come Roma, che dominò anche la Palestina fino ai tempi di Gesù ed anche oltre.

Vorrei  aiutarvi storicamente  ha constatare tutto ciò.

Dan.8:2- “ ero a Susa” In quel tempo Susa era probabilmente ancora parte  dell’impero Babilonese, ma più tardi la città divenne residenza invernale del sovrano persiano. Questa indicazione è già un accenno della direzione verso qui ci  si muove in questa profezia.

Dan.8:3- Il montone che secondo Dan.8:20 era il simbolo dell’impero Medo-Persiano, in Dan. 8:3 sta “davanti al fiume”. Se Daniele guardava da Susa verso il fiume Ulai, il montone stava dall’altra parte,cioè sul lato est dell’Ulai. Da quella direzione vennero infatti i Medi e i Persiani per porre fine al governo babilonese. Il montone aveva due corna, che rappresentano appunto i Medi e i Persiani. Il corno più alto, spuntato dopo, si riferisce ai Persiani. Infatti fu solo al tempo di Ciro che i persiani, prima dipendenti dai medi, che ebbero la supremazia su di loro. Dopo Ciro la direzione dell’impero unito medo-persiano fu sempre in mano ad un re di origine persiana.

Dan.8:4- L’impero medo-persiano si estese  con forza inarrestabile da Oriente verso Occidente (Mesopotamia,Siria, Asia Minore, Macedonia,) verso Settentrione ( Tracia, Armenia e territori che si estendono fino alla Turchia), e verso Meridione ( Israele, Egitto e Libano). Per circa due secoli  nessun popolo potè contrastare la potenza militare medo-persiana “nessuna bestia li poteva tener fronte”. I Medi e i Persiani fecero veramente quello che vollero ed estesero il loro dominio su di un impero divenuto enorme.

Dan.8:5- L’interpretazione di questo versetto ce lo dà  Dan.8:21. “ Il capro peloso è il re

Di Grecia ed il gran corno fra i suoi occhi è il primo re. Alessandro Magno iniziò la sua campagna militare vittoriosa dall’ovest, combattendo dall’Asia Minore verso Est,e, nel lasso di tempo incredibilmente breve di dieci anni, conquistò tutto il mondo allora conosciuto.

Dan.8:6-7, Alessandro Magno, con la sua campagna militare, mirava in particolare all’impero  medo-persiano; perciò si scagliò contro i suoi nemici  con odio inestinguibile fino a distruggere la loro potenza mondiale  (battaglia sul fiume Granico nel 334 a. C., battaglia di Isso nel 333 a. C. , battaglia  presso Guagamela nel 331 a.C.) L’odio che aveva spinto Alessandro Magno a muovere guerra ai persiani fino ad annientare il loro impero, risaliva a circa 150 anni prima, quando i persiani, al tempo di re Dario 1° e Serse,

avevano condotto delle guerre di devastazione contro i greci. I greci dunque da quel momento, nutrirono verso i persiani un odio che si tramandò di generazione in generazione.

Non si puo’ che rimanere meravigliati dinnanzi alla bellezza e alla precisione di linguaggio con cui Daniele descrisse questi eventi di grandissima importanza per la Storia mondiale, più di 200 anni prima che si avverassero.

Dan.8:8- LA ROTTURA DEL GRANDE CORNO

Alessandro divenne molto grande e riunì sotto il suo dominio la Macedonia, la Grecia, l’Asia Minore, la Siria,l’Egitto, la Mesopotamia, la Persia, l’Afganistan, l’India fino al fiume Indo e i paesi che oggi fanno parte della Russia, dell’Asia Centrale. Egli, che aveva iniziato la sua campagna intorno al 336 a.C., morì presto di malaria a Babilonia, a soli 33 anni, nel 323 a.C..

Le quattro corna spuntate dopo, sono come già detto sopra, i suoi generali  che dopo la battaglia di Ipso ( nel 301 a. C.)  lottarono per la sua eredità. Cassandro  ottenne Grecia e Macedonia ( ovest ). Lisimaco  l’Asia Minore e la Tracia (nord). Seleuco la Sira (est ). Tolomeo l’Egitto (sud). 

Dan.8:9- IL PICCOLO CORNO

Roma la quarta ed ultima potenza, viene vista come un piccolo corno, ma che sarebbe divenuto molto grande e sarebbe arrivato fino a est al “paese glorioso”  la Palestina. Dato che Daniele non menziona

(a differenza delle prime tre potenze) il nome della quarta, i critici delle scritture fanno arrivare il piccolo corno  fino al (175-164) ad Antioco IV Epifane, ma trascurano il fatto che  questa ultima potenza non doveva essere infranta “ da mano d’uomo” vers.25,  e che questa visione riguardava “cose che avverranno fra molto tempo”; vers.26. Tale argomento crolla  di fronte al fatto, storicamente verificabile, che le profezie di Daniele riguardano tempi posteriori ad Antioco. Ad esempio, in Dan.9:24-26 viene profetizzato il momento preciso della venuta del Messia. Questa sorprendente profezia si è avverata nell’anno 29 d. C. in Gesù di Nazareth, e così pure la sua uccisione annunciata al vers. 26.

La distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio. Predetta in Dan.9:26, si è avverata nell’anno 70 d. C.

Dal versetto 10 al versetto 14 troviamo descritto tutto ciò che Roma farà in terra di Palestina, il piccolo corno che diviene grande fino a sfidare l’esercito dei cieli. E’ predetto un periodo di 2300 giorni finchè il luogo santo deve essere  portato alla sua “condizione giusta” (8:14).

Da quando si iniziano a contare questi 2300 giorni? Secondo il versetto 25 del capitolo 9  devono essere contati a partire “dal momento in cui è stato annunciato che Gerusalemme sarebbe stata  ricostruita “.Sono menzionati parecchi decreti riguardanti il ritorno dalla cattività: uno di Ciro ( Esd.1:1-3) uno di Dario (Esd.6:3-8) due di Ataserse ( Esd.7:7) Nem.2:1-8. I commentatori hanno esitato da quale iniziare, ma a noi sembra cosa più naturale partire dall’ultimo, che è il solo a parlare della ricostruzione non solo del tempio, ma della città. Esso è stato promulgato nel 455 a. C. Quando Neemia va davanti al re Artaserse, ed ottiene il permesso di riedificare le mura di Gerusalemme.Da questa data iniziano a  contarsi gli anni per l’adempimento di ben due importantissime profezie; la prima dei 2300 giorni, =455; giungiamo al 1845 aggiungendo un anno, perché l’anno zero non esiste arriviamo  al 1846, anno in cui le Chiese Evangeliche si schierarono tutte unite per la loro purificazione. Seconda parte del versetto 14.

Segue...