Daniele cap.10 e 11 (3/3)
AZIONI DI ORRORE CONTRO GERUSALEMME
11,28 b Sulla via del ritorno, Antioco IV Epifane passò per Gerusalemme, ed abbiamo già visto, a proposito dei versetti 23b e 24, quali misfatti si commise, spinto dal suo odio contro la fede nel Dio della Bibbia.
LA SECONDA CAMPAGNA MILITARE
11,29 La “sesta guerra siriaca” continuò intorno al 168 a.C., quando Antioco IV Epifane ebbe intrapreso una nuova offensiva verso l’Egitto. Vi fu indotto, tra l’altro, dalla notizia della riconciliazione dei suoi due nipoti, ma questa offensiva fu tutt’altro che un successo.
L’INTERVENTO DI ROMA
11,30 a Quando Antioco giunse con il suo esercito ad Alessandria, gli venne incontro una delegazione romana guidata dal console Gaio Popilio Lenate che gli consegnò la richiesta, un vero “ ultimatum” di lasciare l’Egitto entro un termine preciso. Quando Antioco Epifane , sperando d’ingannarlo, chiese un tempo per riflettere, il console Popilio, con un bastone, disegnò nella sabbia un cerchio attorno a lui e disse: “decidi qui!”. Pieno d’ira, impotente, Antioco si vide costretto a sottomettersi alla volontà ferrea ed inflessibile dei romani.
L’IRA CONTRO GLI EBREI FEDELI
11,30 b Antioco tornò in patri profondamente umiliato. In seguito però sfogò la sua ira e il suo risentimento contro gli Ebrei, ed anche in quella occasione il partito degli Ebrei infedeli gli fu molto utile.
L’ABOMINAZIONE DELLA DESOLAZIONE
11,31 Nel 167 a.C. Antioco IV mandò a Gerusalemme, con una potente armata, Apollonio, l’ufficiale incaricato di riscuotere i tributi. Questi attaccò Gerusalemme vilmente e di sorpresa, saccheggiò la città, provocò incendi, uccise innumerevoli Ebrei e fece portare via le donne ed i bambini che non erano riusciti a fuggire; demolì le mura della città e governò Gerusalemme con il terrore. Fece inoltre fortificare la cittadella di Davide ( che poi divenne la cosiddetta Acra) e vi sistemò una guarnigione. In seguito venne abolito il culto del tempio ( nel Dicembre del 168) e fu vietata l’osservanza dei comandamenti divini, pena la morte. L’altare dei sacrifici venne trasformato in un altare per Giove che aveva le sembianze di Antioco IV Epifane. ( l’abominazione della desolazione).
Non sazio di questo Antioco osò entrare nel tempio più santo della terra afferrando con empie mani gli arredi sacri; quanto dagli altri re era stato deposto per l’abbellimento e lo splendore del luogo e per segno d’onore, egli saccheggiò con le sue mani sacrileghe, non permettendo più ne, di osservare il sabato, ne celebrare le feste tradizionali, ne fare aperta professione del giudaismo. Per decreto di Antioco furono soppressi gli olocausti, i sacrifici e le libazioni che quotidianamente “il sacrificio continuo” venivano offerti nel tempio. “ Sull’altare dei sacrifici il re innalzò un’ara e su di essa scannarono porci facendo un sacrificio illecito ai giudei e contrario alla loro religione; costrinse loro stessi ad abbandonare il culto dei loro padri. Giuseppe Flavio stesso aggiunge che “ questa desolazione del tempio si verificò in conformità della profezia di Daniele. (vedi Antichità Giudaiche XII 253 – XII 322).
L’ISTIGAZIONE AL TRADIMENTO
11,32 a Antioco IV Epifane tentò, non solo con la violenza, ma anche con le lusinghe di indurre gli Ebrei ad abbandonare l’Iddio della Bibbia, e ci riuscì co quelli che già prima non avevano mostrato di essere fermamente decisi a rispettare la rivelazione divina.
LA RESISTENZA MACCABEA
11,32 b C’era però in Israele un gran numero di persone decise a rimanere fedeli all’Iddio dei loro padri anche nella più grande tribolazione. Il sacerdote Mattatia, originario della cittadina di Modin, insieme ai suoi cinque figli: Giovanni detto Gaddi, Simone detto Tassi, Giuda detto Maccabeo, Eleazaro detto Auran e Gionata detto Affus, diede inizio alla lotta di resistenza contro l’apostasia. Mattatia, i suoi figli e tutti quelli che erano uniti a loro, si rifugiarono nel deserto e da lì condussero una guerriglia contro gli occupatori siriani e gli Ebrei apostati, distruggendo, dove fu possibile, gli altari pagani. Dopo la morte del sacerdote Mattatia, avvenuta nel 166 a. C., i figli di Simone e Giuda continuarono la guerra con fermezza, e la rivolta dei “ Maccabei” ebbe un successo straordinario. Gli Ebrei fedeli alla legge fecero retrocedere gli eserciti siriani in molte battaglie, fino a che Gerusalemme non torno sotto il loro controllo. Il 4 Dicembre del 164 a.C. anche il tempio fu nuovamente consacrato al culto.
I SAVI
11,33 Gli Ebrei fedeli alla Bibbia ( i SAVI) si diedero molto da fare per richiamare le masse ebraiche alla fedeltà verso il loro Dio e alla sua Parola. Ma, in quel tempo di grande confusione, un gran numero di loro dovette pagare con la vita la propria CONSACRAZIONE a Dio e subire le più crudeli e svariate torture. Ebrei 11,32-37.
IL “PICCOLO AIUTO”
11,34 a Come abbiamo già detto, gli Ebrei fedeli riscossero molti successi militari, anche se parecchi di loro in quel periodo dovettero soffrire il martirio. L a profezia di Daniele definisce questi successi “ come piccolo aiuto”. Il grande aiuto verrà solo quando il Messia interverrà nella storia del mondo ed instaurerà il suo regno di pace.
IPOCRITI
11,34 b E’ evidente che le gloriose vittorie dei Maccabei indussero molti tra gli Ebrei infedeli ad associarsi a loro con motivazioni disoneste, senza che nei loro cuori vi fosse un vero zelo per l’Iddio vivente. Essi scelsero solo ciò che, a prima vista, sembrava per loro la strada più comoda.
INCORAGGIAMENTO
11,35 a Le persecuzioni scatenate in quel tempo non raggiunsero affatto lo scopo che la potenza siriana si era prefisso. La fedeltà dei martiri indusse piuttosto un gran numero di persone ad un ripensamento e ad assumere una posizione ancor più decisa rispetto alla volontà di Dio rivelata nella Scrittura. La fedeltà dei Giudei di quell’epoca rimase, per molti secoli, e rimane ancora oggi, per molti credenti, un incitamento a resistere alla persecuzione e alle difficoltà.
IL TEMPO DELLA FINE
11,35 a Questo versetto evidenzia il fatto che il periodo della persecuzione dei Maccabei non doveva essere ancora il “tempo della fine”, cioè il tempo della signoria mondiale del Messia. Trascorreranno ancora secoli prima che le promesse dell’Eterno, riguardanti il tempo della fine, giungeranno a compimento. I versetti 36 e seguenti compiono un salto in questa epoca finale. E’ impossibile che il “re” di cui parla 11,36 sia Antioco IV Epiane, visto che in 11,40 esso viene distinto sia dal “re del nord” che dal “re del sud”.
Dal versetto 35 in poi, possiamo ragionevolmente pensare che lo scenario profetico cambia, in quanto per la prima volta dell’intero capitolo si parla di “tempo della fine” e “ questo avverrà al tempo stabilito”.
Da questo punto fino alla fine del capitolo, ci sono varie interpretazioni sia storiche sia esegetiche che possono essere tutte attendibili o nessuna; dal momento che non abbiamo sufficienti prove storiche o profetiche, per onestà intellettuale, prima verso le Sacre Scritture e verso il mio lettore poi, mi asterrò da qualsiasi commento riferendomi solo al versetto 40, il quale dice chiaramente che ciò riguarda il tempo della fine.
A conferma di quanto sopra, invito caldamente ad aprire la Bibbia in Geremia cap. 14,14: L’Eterno mi disse: “ho parlato loro. Essi vi profetizzano una visione falsa, una divinazione vana e l’inganno del loro cuore.”
PASSIAMO ORA ALL’ULTIMO CAPITOLO DI DANIELE, IL CAP. 12
Daniele 12
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